sabato 19 marzo 2011

TEMPIO DI SANTA MARIA DEL MAR E LA TRADIZIONE DI SANTA EULALIA 2


Le piccole sculture femminili dalla forme rotonde, preistoriche, venivano chiamate Venere Paleolitiche. Nonostante si ignori il nome della divinità realmente rappresentata è evidente il contrasto di queste figure di culto, obese e fertili con la concezione classica di Venere. Quest’ultima divenne un tema popolare nella pittura e nella scultura del Rinascimenti Europeo. Era socialmente accettato che venisse rappresentata nuda. E visto che si trattava della divinità della salute sessuale era giustificato che venisse rappresentata anche dal punto di vista erotico. Venere era associata anche con altri miti come per esempio la madre di tutte le cose emersa dal caos primordiale. Ma anche con Cibele, divinità dell’asia minore e con l’Afrodite greca che emerse dalle onde nuda e bella. Il mito di Afrodite come quello di Cibele ha elementi comuni con quello di Santa Eulalia, la prima pronta a volare in cielo accompagnata da colombe e oche, suoi simboli come quelle che si trovano nella Cattedrale di Barcellona a ricordo di Santa Eulalia. La seconda, propria del V secolo a.C., con l’oracolo delle sibille che parlava attraverso la voce degli uccelli nel santuario, e la storia di Santa Eulalia, questa donna che visse intorno al III secolo dopo Cristo, vergine che a 13 anni fu martirizzata? Cosa hanno in comune? Quando morì molte testimonianze oculari riportano che una colomba bianca volò nel cielo, a rappresentare la santa, proprio come il mito di Cibele. Amante di Cibele era la divnità Atis o Attis(che ha una storia molto simile a quella di Osiride). Attis veniva dalla Frigia, l’anatolia della Turchia. Artisticamente viene rappresentato come un berretto grigio, simbolo antico dei massoni. Anticamente con lo stesso simbolo si rappresentava anche il dio Mitra della mitologia persiana, i romani lo chiamavano pileus, ed era simbolo dei liberti, e fu usato anche dagli assassini di Giulio Cesare, durante la rivoluzione francese fu messo a simboleggiare la libertà, e oggigiorno appare in vari stemmi delle nazioni americane, in un mosaico antico si possono ammirare i re magi che lo portano sulle teste, e perfino adesso, l’uso di questo cappello nella massoneria è uno dei simboli più misterioso. Era utilizzato dai costruttori dell’antichità. Durante un rito, generalmente l’officiante chiude la sua testa con esso in quanto è il ricettacolo della forza vitale, il chakra della corona è quello più importante, per questo i Re usano una corona. Nell’antica Roma, i frigi liberti portavano un berretto, perché questo rappresentava la libertà. Nei misteri eleusini veniva messo un berretto grigio a un iniziato  e gli si diceva: “ricevo questo berretto che è un simbolo più importante di qualsiasi corona reale”. Insomma questo berretto, in uso anche tra gli ebrei dall’età di 13 anni, impedisce che il Maestro perda energia e continui ad irradiare luce e sapienza. Ora tornando al dio Attis possiamo trovare tracce del suo culto a Barcellona: un rilievo trovato una decina di anni orsono proprio nelle mura della Barcino romana, datato I a.C., e secondo gli specialisti il culto di Cibele e Attis era presente anche nel momento della fondazione di Barcino, a causa dell’Imperatore Augusto. Ma se tutto quanto detto ci riporta all’Egitto, considerando che Attis in origine era Osiride e Eulalia Iside, ci sono altri collegamenti?


La rappresentazione della Vergine nella chiesa di Santa María del Mar, essa ha una barca ai suoi piedi, simbolo evidente della Virgen de las arenas, o del mar, de los marineros, ma va aggiunto anche che la dea Iside veniva anch’essa rappresentata con una barca, così come la divinità Ishtar nelle tavolette assire. La ceremonia nell’anbtoc Egitto si celebrava su un monte e la braca di Iside era trasportata in processione da sacerdoti  e si mangiava pane con il simbolo della croce Ankh. Notiamo anche che nella simbologia della Chiesa Cattolica la barca di Pietro è il simbolo della Chiesa, e le navate delle chiese hanno la forma du una chiglia di una nave alla rovescia, e che quindi potrebbe apparire, visto che la chiglia è rivolta verso l’empireo, come un mezzo di navigazione celeste.

lunedì 7 marzo 2011

TEMPIO DI SANTA MARIA DEL MAR E LA TRADIZIONE DI SANTA EULALIA 1



La chiesa di Santa María del Mar è uno dei luoghi più antichi della città, qui, secondo la tradizione si trovano i resti di Santa Eulalia, l’antoca patrona di Barcelona fino al 1687, e del Principado de Catalunya, un cronista del XVI secolo sostiene che fu fondata dai goti (in realtà furono gli architetti Berenguer de Montagut e Ramón Despuig a erigerla, ed era il tempio degli armatori e dei mercanti della Barcellona gotica). Un altro storico più vicino a noi, in ordine di tempo, riporta che la chiesa originaria si chiamava Santa María de Las Arenas (Santa Maria delle sabbie), in quanto si trovava proprio sulla spiaggia e che fu edificata sopra i resti di un antico tempio romano dedicato a Minerva. E i romani non edificavano i tempi a caso, avevano la capacità di individuare i luoghi “sottilmente adatti”, capacità apparentemente volutamente ignorata dalla Chiesa che però erigeva i suoi edifici di culto sopra edifici di culto preesistenti con lo “scopo ufficiale” di riuscire a mantenere vive le tradizioni sincretizzandole con quelle cristiane.


TEMPIO DI SANTA MARIA DEL MAR
Si dice che la sua costruzione cominciò nel 1329, e terminò nel 1377. È un tempio formato da tre ampie navate, di stile interamente gotico catalano, divise da tre grandi colonne ottagonali che sostengono 19 archi. Ha 33 cappelle consacrate al culto. Ora il numero 33 fa venire in mente anche qualcosaltro…, 33 cappelle consacrate (33 è il grado più alto della massoneria del rito scozzese antico e accettato, e 33 è l’età di Gesù quando morì sulla croce). Alcuni testi ritengono che il tempio romano più antico sul quale è stata edificata Santa Maira del Mar non era quello di Minerva ma quello di Venere, che in Mesopotamia era conosciuta con il nome di Isthar, Astarté per i fenici,  e Iside dagli antichi egiziani. Ecco il filo conduttore che unisce l’adorazione di Venere con la divinità Ilu, e che combacia perfettamente con la leggenda dell’antica patrona di Barcellona: Santa Eulalia.