martedì 21 dicembre 2010

Il Mistero della Città Romana



Perché i romani fondarono Barcino, questo il nome dell’originaria Barcellona, proprio sul minuscolo Monte Taber alto appena 16 metri e difficilmente difendibile? Non era più logico edificare una città sulla di Montjuïc che offriva maggiori opzioni difensive, che era più vicina al fiume Llobregat le cui acque erano piene di metalli preziosi che arrivavan dai Pirenei?
Eppure i romani costruirono la città proprio sul Monte Taber e, cosa ancora più assurda, presero le pietre con cui costruirono la gigantesca muraglia proprio dal Montjuïc. E furono costretti ad edificare un possente l’acquedotto, di cui ancora oggi è possibile vedere alcuni archi davanti alla Casa de l'Ardiaca, che vi portava l’acqua. Eppure poteva essersi trattata di una svista macroscopica da parte dell’impero più potente d’Europa? A guardare bene tra le oscure leggende della Barcellona antica, scopriamo che il mistero è meno fitto di quello che sembra.
Troppo spesso si dimentica che i romani non costruivano a caso le loro città. Tutto quanto costruivano infatti faceva riferimento ad una tecnica e ad una procedura sacra. Non tutti i luoghi erano adatti per edificare una città. Il luogo doveva essere indicato dagli dei e per distinguere la volontà divina i romani ricorrevano agli aruspici, sacerdoti divini. Sotto il monte Taber, secondo la tradizione, scorreva un flusso di acque ctonie che era conosciuto con il nome di “el riu de sota" o "rio de Santa Eulalia". Lo scorrere di queste acque provocava la apparizione di correnti elettrostatiche che gli aruspici e i sensitivi percepivano.
Da questo "riu de Sota" proveniva l’acqua di oltre 800 pozzi  che popolavano la città fino all’inizio del secolo passato e che erano reputati di avere virtù magiche. È noto che la gilda degli scavatori, una di quelle più rispettate nella città, confezionava rimedio mescolando le acque di pozzi differenti.

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